La fiducia che educa
Don Bosco e la società odierna
Il santo piemontese era cresciuto in un periodo di crisi, delicato, difficile quanto il nostro: il passaggio dalla società contadina all’industriale, da una società rurale a quella urbana, dalla monarchica alla repubblica. Noi stiamo subendo una crisi sul piano economico, tecnologico e culturale. È una società post-industriale, post-moderna, che prefigura una diminuzione del tempo di lavoro a favore del tempo libero: si parla tre-quattro giorni lavorativi e gli altri dedicati al riposo. La domanda che si porrà, ci trova forse impreparati: in quale società vivranno le nuove generazioni? Il tempo libero allungato quali problematiche porrà a livello educativo? Soffermiamoci ai nostri giorni ,ne abbiamo già abbastanza per riflettere (…). I problemi dei giovani sono sempre più evidenti: legati all’insicurezza sul lavoro, ai rapporti con i fenomeni migratori, alla cultura del mondo virtuale e a tanti profondi mutamenti in atto. I giovani più fragili e meno preparati, affettivamente, quelli al margine, rifiutati, vivono in modo turbolento, sofferto l’esclusione sociale, le loro difficoltà ad inserirsi in un mondo che non conoscono e dal quale non sono accettati perché creano problemi, essendo scomodi e scarsamente istruiti.
Il messaggio salesiano
Don Bosco ha ancora qualcosa da dire in questa fase così difficile, dove in troppi evadono dall’educare? I suoi salesiani in un Convegno, dedicato ai diritti del minore, hanno richiamato ancora una volta la priorità dell’educazione, attualizzando il messaggio che Don Bosco ha lanciato in terra di Francia nel 1883: “Non indugiate nell’occuparvi dei giovani, altrimenti loro non indugeranno ad occuparvi di voi”. J.M. Petitclerc, un salesiano che lavora per la città di Parigi sui progetti giovani, lui stesso ha un centro di accoglienza, invita a non dimenticare che sono tre gli elementi che caratterizzano i giovani d’oggi: “la perdita di fiducia nei confronti degli adulti; l’angoscia per il futuro; le difficoltà che incontrano durante il processo di socializzazione”.
La fiducia nei giovani
È importante quindi per noi adulti, nella famiglia, nella scuola, nell’oratorio, nel tempo libero, in politica, recuperare la fiducia dei giovani, sulla quale fondare la nostra autorevolezza delle nostre parole e testimonianze. È essenziale ristabilire una relazione educativa vera, mancando la quale, i giovani sono allo sbando, non hanno riferimenti sicuri. E’ fondamentale poi l’atteggiamento della speranza! Sarebbe una violenza rifiutarla, lasciarsi andare al pessimismo, tanto non c’è più niente da fare! In sintesi, sono questi i valori fondanti la pedagogia di Don Bosco: la fiducia, la relazione di “alleanza”, la speranza. “Senza fiducia - dice Petitclerc - non c’è educazione. Solo attraverso una relazione di fiducia tra il giovane e l’educatore (l’adulto!) si può fondare il concetto di autorevolezza. Tutti gli studi attuali, centrati sul tema della resilienza, confermano che la capacità di cambiamento di un giovane, caduto in comportamenti recidivi, è legata all’incontro con un adulto che ha saputo rivolgere su di lui uno sguardo di fiducia, liberandolo dal proprio passato”.
Ogni ragazzo può essere educato
Non ci sono tecniche per imparare “la fiducia”, l’unica è l’affetto, il voler bene: “senza affetto non c’è fiducia, senza fiducia non c’è educazione”. L’educazione fondata sulla fiducia si basa sulla certezza che ogni bambino, ragazzo, giovane è educabile. Il cardinal Montini parlando ai barabitt di Arese, diceva che ogni ragazzo era redimibile. Il cardinal Tettamanzi infine ci lancia negli oratori e per le strade per raggiungere con l’educazione e con il Vangelo i ragazzi e i giovani in città e in periferia, anche quelli in difficoltà. Proprio loro ci obbligheranno, con le loro domande, a rimetterci continuamente in gioco e a diventare “esperti nell’arte dell’educare”.
don Vittorio Chiari
tratto da www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=124712
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